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Una corsa serrata

Le elezioni portano sempre con sé un certo grado di incertezza. Eventi come l’attentato a Donald Trump o la rinuncia di Joe Biden a favore di Kamala Harris rendono le elezioni statunitensi di quest’anno ancora più imprevedibili rispetto ai cicli elettorali precedenti. I sondaggi indicano un risultato elettorale ravvicinato a novembre. Il nostro articolo evidenzia i principali effetti delle elezioni presidenziali statunitensi per la Svizzera e le sue aziende.

USA: i quattro scenari possibili

Ci siamo concentrati su quelli che riteniamo essere i quattro scenari più probabili per le elezioni statunitensi: 1) un congresso unito guidato da Kamala Harris; 2) un congresso diviso guidato da Kamala Harris; 3) un congresso unito guidato da Donald Trump; 4) un congresso diviso guidato da Donald Trump (figura 1). A prescindere da chi diventerà presidente degli Stati Uniti, un Congresso unito può approvare più facilmente leggi fondamentali, mentre un Congresso diviso limita il mandato legislativo.

Analisi per la Svizzera e le aziende svizzere

Per valutare gli effetti delle elezioni presidenziali negli USA del 2024 sulle aziende svizzere è necessario analizzare i seguenti fattori: politica commerciale statunitense, politica fiscale e regolamentazioni, politica sanitaria e rischi valutari.

Politica commerciale statunitense

Sebbene sia Donald Trump che Kamala Harris abbiano prospettato misure protezionistiche, la vittoria di Trump aumenterebbe l’incertezza della politica estera degli Stati Uniti. È favorevole ai dazi e persegue un approccio unilaterale alla risoluzione di problemi transfrontalieri. La sua idea di un «muro doganale», del 60% sulle importazioni cinesi e del 10% su quelle degli altri Paesi, inclusa la Svizzera, avrebbe un forte impatto sul commercio mondiale.

Riteniamo comunque più probabile che i dazi vengano imposti in misura minore e più mirata. I Paesi particolarmente colpiti dai dazi all’importazione potrebbero essere quelli con grandi eccedenze commerciali con gli Stati Uniti: oltre alla Cina, si tratta soprattutto di Messico, Vietnam, Canada e in parte anche la Svizzera (figura 2). I dazi rappresenterebbero uno svantaggio competitivo per le aziende svizzere e aumenterebbero la pressione inflazionistica negli USA, il che a sua volta potrebbe danneggiare il morale dei consumatori statunitensi.
 

In caso di presidenza di Kamala Harris, partiamo dal presupposto di una continuazione del lavoro di Biden. Durante il suo mandato, Biden ha intrapreso una nuova strada e ha promosso una politica industriale che non si vedeva da tempo negli Stati Uniti, tramite l’«Inflation Reduction Act» (IRA) e altre iniziative. Di recente, Biden ha anche aumentato i dazi all’importazione su vari beni cinesi. Queste misure di politica industriale hanno alimentato nell’UE timori riguardo alla propria politica della concorrenza, che hanno portato alla presentazione del Green Deal europeo. La Svizzera, che dipende fortemente dalle esportazioni verso l’UE e gli USA, ha un atteggiamento piuttosto cauto in materia di politica industriale, il che potrebbe portare a uno svantaggio competitivo per le imprese svizzere. Si registrano già i primi segnali di una parziale delocalizzazione delle attività delle aziende europee, ma anche svizzere, negli Stati Uniti in vista delle generose sovvenzioni fiscali.

Indipendentemente dall’esito delle elezioni, le aziende svizzere con strette relazioni d’affari con entrambi i Paesi, la Cina e gli Stati Uniti, devono prepararsi a un contesto più difficile. A questo proposito va menzionato il «Biosecure Act»: il disegno di legge che dovrebbe impedire alle agenzie federali statunitensi di acquistare farmaci e altri prodotti sanitari nel cui sviluppo e produzione sono coinvolti determinati produttori a contratto cinesi, per proteggere i dati dei pazienti degli USA dal governo cinese. Sebbene sia prematuro stimare gli effetti esatti della legge prevista sulle aziende farmaceutiche svizzere, le loro relazioni d’affari con le aziende biotecnologiche cinesi potrebbero risentirne e l’accesso all’importante mercato statunitense potrebbe essere compromesso.

Imposte e regolamentazioni

Alla fine del 2025 scadranno molte parti del «Tax Cuts and Jobs Act» (TCJA), una legge di riforma fiscale di ampia portata firmata da Trump alla fine del 2017. Sebbene repubblicani e democratici abbiano posizioni diverse su molti dettagli del TCJA, entrambi i partiti sono favorevoli alla sua estensione ed è probabile che i democratici attuino aumenti fiscali solo per l’1% della fascia di reddito più alta. I repubblicani sono più generosi in diversi settori, ad esempio per quanto riguarda le imposte sulle aziende, e sarebbero anche più propensi a ridurre i finanziamenti dell’IRA. Inoltre, l’agenda di deregolamentazione di Trump potrebbe dare impulsi positivi alle imprese svizzere che operano negli Stati Uniti.

Sotto Harris, invece, le fusioni e acquisizioni verrebbero probabilmente regolate e monitorate più severamente. Inoltre, recentemente ha suscitato scalpore la proposta di Harris di un controllo sui prezzi dei generi alimentari per combattere i «prezzi esorbitanti». Gli interventi sui prezzi aumentano le incertezze per le aziende svizzere, che potrebbero non essere più in grado di vendere i loro prodotti sul mercato statunitense a copertura dei costi.

Politica sanitaria

Gli Stati Uniti sono il principale mercato mondiale di prodotti farmaceutici e sono quindi cruciali per l’industria farmaceutica svizzera. A differenza di molti altri Paesi, negli Stati Uniti i prezzi dei farmaci non possono essere fissati dallo Stato, il che consente alle di ottenere margini di profitto superiori alla media. Ma l’IRA porterà una svolta a partire dal 2026: per la prima volta saranno consentite negoziazioni sui prezzi per alcuni vecchi farmaci con brevetti in scadenza e questo elenco sarà ampliato in futuro.

Sebbene la sanità non sia stata finora al centro del dibattito elettorale, riteniamo che Harris potrebbe estendere il potere di negoziazione sulle riduzioni dei prezzi imposte dallo Stato nell’IRA. Trump potrebbe invece evitare regolamentazioni più severe e criticare l’IRA e l’«Affordable Care Act» anziché proporre nuove misure di politica sanitaria.

Rischi valutari

Donald Trump ha ripetutamente chiesto un indebolimento del dollaro USA e durante il suo mandato ha accusato altri Paesi, in particolare la Cina, di manipolazioni valutarie. Anche la Svizzera è stata accusata, ma le accuse sono state ritirate alla fine del 2023. Per forzare una svalutazione del dollaro, Trump potrebbe minacciare i partner commerciali con dazi all’importazione. Tuttavia, svalutare il dollaro USA attraverso misure coordinate con altri Paesi potrebbe risultare difficile nella pratica.

Una svalutazione del dollaro statunitense rispetto al franco svizzero danneggerebbe l’industria svizzera delle esportazioni e favorirebbe gli importatori. Sebbene le esportazioni svizzere reagiscano relativamente poco alle fluttuazioni del corso di cambio a causa della concentrazione sul settore farmaceutico, queste variazioni sono comunque decisive per le aziende svizzere, poiché circa il 90% delle imprese quotate realizza i propri profitti in monete estere.

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Rimanete al corrente

Data la sua apertura al commercio, la Svizzera dipende in larga misura dall’economia globale. Se questa si indebolisce a causa dei conflitti commerciali, lo stesso succede alla Svizzera. L’industria farmaceutica del Paese è direttamente influenzata dall’esito delle elezioni negli Stati Uniti, poiché gli USA sono uno dei suoi principali clienti e quindi c’è una forte dipendenza dal mercato farmaceutico statunitense dominato dalla politica. Vi consigliamo di seguire da vicino gli sviluppi delle elezioni statunitensi su UBS ElectionWatch 2024 (disponibile solo in inglese) e di essere pronti a diversi scenari.

L’articolo «Elezioni statunitensi 2024 - Quali sono le conseguenze per gli imprenditori a livello globale?» illustra gli effetti delle elezioni a livello globale.

Ritratto di Pascal Zumbühl

Pascal Zumbühl

Economista nel Chief Investment Office di UBS

Pascal Zumbühl è entrato in UBS nell’ottobre 2023 dopo aver lavorato per quattro anni nel reparto Research di Credit Suisse e aver condotto diverse analisi del panorama imprenditoriale elvetico. Vanta una nutrita esperienza nella ricerca su start-up, PMI, sostenibilità nel mondo imprenditoriale e successioni aziendali.

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