Non accade spesso che una giovane donna subentri alla direzione di una società per la lavorazione di lamiere di metallo. Ma: dall’anno scorso Manuela Laube è a capo di Laube + Co. AG a Mellikon, in Argovia. Il pittoresco paesino nel distretto di Zurzach, situato nell’Alto Reno, ha ben 250 abitanti. La Germania è a un tiro di schioppo. Mellikon: «dove gli abitanti si conoscono e si salutano», come si legge sul sito del Comune.
Quasi chiunque qui conosce i Laube, la cui ditta che fabbrica impianti dà lavoro a quasi 30 collaboratori, producendo ad esempio parti in metallo per Stadler Rail. «Per i componenti in metallo per la ferrovia è richiesta una certificazione particolare», spiega Manuela Laube visibilmente orgogliosa. Incontriamo la giovane imprenditrice con suo padre Paul, a cui è subentrata lo scorso anno nell’azienda. Tardi.
In quasi ogni storia aziendale è presente il momento critico in cui una fondatrice o un patron deve decidere chi rileverà la ditta. Questa domanda vale in particolare per le PMI. Stando alle ricerche, il 10 % circa delle PMI elvetiche deve costantemente fare i conti con la regolamentazione della successione. L’ultimo studio sulle successioni di Bisnode D & B Svizzera, pubblicato periodicamente, del servizio zurighese per le informazioni economiche risale allo scorso autunno. Sulla base di una valutazione dei dati del registro di commercio, l’azienda è giunta al risultato che, per circa 64 000 imprese elvetiche si prospetta un cambio generazionale nel prossimo quinquennio. Ciò corrisponde al 12,5 % di tutte le aziende. Per le ditte individuali (19,1 %) la problematica è particolarmente estesa. Invece, per il 12,7 % delle società anonime e il 5,8 % delle Sagl si prevede un problema di successione.
Teoricamente sussistono diverse possibilità: oltre alla successione familiare classica, in cui la ditta passa da una generazione all’altra – tipicamente dal padre o dalla madre al figlio o alla figlia – tra le soluzioni interne c’è anche il cosiddetto management buyout: un amministratore o un altro quadro dirigente acquista la ditta e subentra al titolare. Per contro, in caso di soluzioni esterne, la ditta viene rilevata da un terzo al di fuori della ditta.
Qui insorgono parecchie domande sul piano finanziario: qual è il valore della ditta? Quale necessità finanziaria dichiara il patron che va in pensione? Il successore può finanziare in prima persona l’acquisto della ditta o deve ottenere capitale di terzi? Le regolamentazioni per la successione sono un campo d’attività naturale per le banche: il know-how dalle attività dei clienti aziendali nelle questioni organizzative e giuridiche e le problematiche associate alla valutazione aziendale si intrecciano al know-how delle attività dei clienti privati nella pianificazione patrimoniale.
Meglio oggi che domani
Solo pochissimi imprenditori si rivolgono dapprima alla propria banca per la pianificazione della successione. Così, nel 2012, UBS decise di strutturare la propria presenza sul mercato in modo mirato nell’ambito di un’iniziativa per le successioni. Frank Höner, uno dei promotori dell’iniziativa e responsabile di parti consistenti dell’offerta, ha imparato nel frattempo a conoscere alla perfezione le problematiche. Spesso gli imprenditori, pur inconsapevolmente, non si occupano della successione: «Da imprenditore l’affetto per la propria ditta è tale che un possibile abbandono del fondatore o del patron non viene assolutamente concepito», dichiara Höner. Ci sono ditte invendibili, create su misura per la persona dell’imprenditore. Risolvere tutte le problematiche sul piano emotivo e finanziario e garantire il relativo know-how richiede molto tempo. Se si opta per una vendita esterna, il ricavo dipende dal quadro economico momentaneo. Nella maggior parte dei casi, le vendite per necessità sono insoddisfacenti a livello finanziario.
Pertanto gli esperti di UBS raccomandano di occuparsi tempestivamente della pianificazione della successione poiché «il processo di distaccamento dura a lungo». Sebbene come sempre la maggior parte delle successioni continui ad avvenire in famiglia o coinvolgendo il management, Höner rileva una tendenza ad adottare soluzioni esterne, vendendo quindi la ditta a terzi. Ciò poiché i discendenti non seguono più automaticamente, tanto quanto avveniva in passato, la strada dei genitori. All’aumentare delle dimensioni della ditta, cresce la probabilità di una soluzione esterna. In questo senso le possibilità vanno dagli investitori strategici, il cui modello commerciale integra ragionevolmente l’azienda, fino al private equity, di norma i leveraged buyout (LBO), a cui prende parte in certi casi anche il management precedente.
David Stotz, che in qualità di responsabile Transaction Advisory Zurigo presso UBS si occupa in prima persona dei clienti aziendali nelle questioni legate alla successione, elenca alcuni ostacoli tipici. In primo luogo il bilancio di una PMI svizzera è, di norma, caratterizzato da una liquidità molto elevata. Ciò rappresenta un ostacolo in caso di successione: il fondatore come può trasferire nel proprio patrimonio privato una parte della liquidità conseguita nel corso degli anni senza risentirne sul piano fiscale? Quanto più elevata è la liquidità in eccesso, tanto maggiore è il prezzo di acquisto e tanto meno attraente diventa la ditta per gli acquirenti interni ed esterni. Una seconda difficoltà insorge se gli immobili non impiegati in ambito aziendale gonfiano il bilancio, avendo il patron acquistato immobili un po’ alla rinfusa. Chi desidera rilevare un’azienda nel comparto industriale non è necessariamente interessato agli altri immobili accumulati.
Ciò cosa significa nella pratica? Un incontro con tre ditte che di recente hanno cambiato il proprio titolare con il sostegno di UBS: